La nostro mano, in proporzione all’intero corpo, è relativamente piccola: circa un decimo delle
dimensioni totali. Ma ci sono ben 19 muscoli, a governare i suoi movimenti, e 27 ossa nella sua
struttura interna: nessun’altra parte del corpo ne possiede tante, raggruppate in uno spazio così
ridotto. Aggiungiamo 15 articolazioni, 16 legamenti, circa 30 tendini e migliaia di corpuscoli
tattili. Nell’ insieme, un’ architettura anatomica complessa e sofisticata. Se la mano è uno
strumento di straordinaria complessità anatomica, capace di super-prestazioni, molto è dovuto al
pollice. Grazie al pollice la mano è in grado di compiere i movimenti più fini e precisi. E’ sempre
lui che ci permette di raggiungere tutte le altre dita, di toccarle, sfiorarle, premere contro di esse.
Possiamo fletterlo, estenderlo in direzione contraria, allinearlo o ruotarlo in senso circolare. Insieme alle altre dita, il pollice rende le nostre mani degli strumenti meravigliosi.
Il cervello nelle mani. Pur essendo una parte piccola del corpo, le mani sono quini uno strumento di azione e percezione fondamentale. Lo testimonia lo spazio che occupano nel nostro cervello. Uno spazio molto vasto. Se le dimensioni delle mani corrispondessero all’estensione dell’area cerebrale, sarebbero enormi. Molto più grandi delle gambe e delle braccia. Una strana sproporzione: perché? Come mai tanto spazio riservato “solo” alle mani? A rigor di logica una gamba dovrebbe ricoprire un’area ben più vasta di una mano. Invece no. Quasi un terzo della corteccia sensitiva e motoria del nostro cervello è riservato alla mano. Il motivo c’è. E’ dovuto al fatto che la mano è progettata per compiere movimenti di ogni genere, dal più grossolano al più
sofisticato. Per fare questo ha di un numero di nervi maggiore, che le assicurano una sensibilità nervosa molto più alta rispetto ad altre parti del corpo. Ogni nervo contiene fibre sensitive che trasportano gli stimoli termici, dolorifici e altro – dalla periferia fino al sistema nervoso centrale. E contiene le fibre motorie, che trasmettono alla mano gli impulsi motori provenienti dal cervello. Una rete nervosa cosi fitta che, se la corrispondenza mani-cervello fosse rispettata, andremo in giro con estremità grandi come ombrelloni. Una strana sproporzione. Che rende l’idea dell’importanza della mano nella struttura nervosa corticale: un organo sensoriale di straordinaria potenza. Il corpo nelle mani. Le mani rivelano tantissime informazioni sullo stato di salute. Mani calde, fredde, irrigidite, flessibili, sudate, asciutte rappresentano il benessere o il malessere dell’organismo. Se le nostre mani sono state in movimento, se abbiamo compiuto esercizi specifici con le dita e con il palmo, stanno subito meglio. Le sentiamo sciolte rilassate libere. Ma i benefici non si limitano solo alle mani. Proviamo anche una sensazione piacevole a tutto il corpo. Sentiamo per esempio, la schiena più mobile, più libera da tensioni, rigidità e contratture. Come mai? E’ una stimolazione riflessa: corre lungo il corpo la fitta rete di innervazioni delle mani, fino al loro punto di origine, la colonna vertebrale.
Mani e colonna vertebrale. Prova a flettere, allargare, ruotare le dita delle mani, sentirai una relazione con il tratto cervicale e dorsale della tua schiena. Se sei sensibile, awertirai anche che, mentre le mani si muovono, le tensioni di questa parte della colonna vertebrale si allentano e la respirazione si ampia. Come tutte le parti del corpo, anche le mani possiedono un punto di collegamento con la colonna vertebrale. Mani e schiena sono correlate dai nervi spinali responsabili della trasmissione nervosa al braccio e alla mano. Si trovano nella parte alta del
tronco: hanno origine dalla quarta, quinta, sesta settima vertebra cervicale e dalla prima toracica. Insieme costituiscono il plesso brachiale. Partono trasversalmente dalla colonna vertebrale e si dirigono verso il collo. Dal cavo ascellare scendono lungo il braccio. Quelli che raggiungono il palmo, il dorso, e le dita della mano, suddividendosi in tante ramificazioni, sono il nervo radiale, mediano, ulnare. Gli esercizi per le mani sono molto utili quando vogliamo agire sui blocchi tensionali della parte alta del tronco e, per correlazione, della testa. Per esempio hanno ottimo effetto sulle cefalee. Con la pratica costante i mal di testa cronici si riducono. La stessa cosa accade con i blocchi respiratori, specialmente quelli dovuti a stati emozionali alterati,
a stress, ad ansia. Il senso di rigidità o di oppressione si attenua e il respiro torna fluido. Mani e circolazione. A volte si avvertono le dita gonfie. Si fa fatica a sfilare gli anelli. Oppure sono perennemente fredde. O arrossate, specialmente in inverno. Gli esercizi possono aiutare molto. Con la pratica, il flusso circolatorio e linfatico viene stimolato. Le dita si sgonfiano, le mani diventano più calde, la pelle meno congestionata. Reumatismi, artrosi, sindrome del tunnel carpale. Altre volte le dita sono irrigidite dai reumatismi, dall’artrosi o dall’artrite. Chi è colpito da dolori reumatici alle mani le sente spesso doloranti, rigide e gonfie, soprattutto al mattino. Chi invece soffre di artrite, si trova ad avere le dita deformate e ingrossate. Può diventare faticoso compiere movimenti semplici, come impugnare un paio di forbici. Quando le dita delle mani sono colpite da questi disturbi il corpo reagisce difendendosi. Istintivamente, riduce i movimenti a causa del dolore. Così facendo la situazione peggiora. Gli esercizi, eseguiti con le dovute accortezze, possono aiutare la funzionalità articolare. Sono benefici anche nel caso di un disturbo piuttosto diffuso: la sindrome del tunnel carpale, una patologia in cui il nervo mediano della mano viene come “strozzato” all’interno del polso. Ne soffrono soprattutto le persone che tendono a mantenere le mani e i polsi a lungo nella stessa posizione contratta. La compressione causa dolore, intorpidimento, perdita di sensibilità e debolezza della mano.
La pratica degli esercizi, in questo caso, consente di compiere movimenti equilibrati e variati, che coinvolgono più articolazioni insieme, rilassando e distendendo nervi e muscoli. Sono validi come prevenzione, perché impediscono il manifestarsi della patologia. Ma sono utili anche quando il disturbo è già in atto, soprattutto nelle prime fasi. Lavorare sulla mobilità delle dita è quindi un modo per restituire flessibilità e scioltezza. Aiutiamo ai legamenti e le articolazioni della mano e del polso a mantenersi elastici e lubrificati. Grazie ai collegamenti tra muscoli, ossa e tendini il beneficio è esteso anche alle articolazioni dei gomiti e delle spalle. Inoltre preveniamo i possibili disturbi che potrebbero insorgere negli anni. Dita rese flessibili restano tali. Mani ed equilibrio.
Sento lo spazio attorno a me, la propriocezione: è la coscienza di noi stessi nello spazio.
Ma da dove nasce questo?
Dalle informazioni che speciali recettori trasmettono al cervello. Si chiamano propriocettori, e sono particolarmente sensibili alle variazioni delle posture del corpo o del movimento di alcune sue parti. Si trovano nella fascia connettivale, nei tendini, nei muscoli, nelle articolazioni, negli organi nella pelle, negli occhi, e nelle orecchie. Attraverso di essi non conosciamo solo la nostra conformazione, ma rispondiamo alla domanda “dove sono?’.
“Se di notte viene a mancare la corrente e ci troviamo immersi nel buio totale, istintivamente, spostandoci per le stanze, muoviamo le mani davanti a noi. Non solo per non urtare contro qualcosa, ma perché percepiamo con più facilità la nostra posizione nello spazio. Grazie all’aiuto delle mani il corpo si muove meglio. Le mani sentono lo spazio. Anche senza l’uso della vista, la propriocezione ci permette di riconoscere la posizione del nostro corpo, ci fa sentire lo stato di contrazione dei muscoli. I propriocettori inviano impulsi attraverso il midollo spinale. Da qui
giungono alle aree cerebrali che si occupano di elaborare le informazioni sul movimento o sulla posizione. E determinano l’esatta esecuzione di un gesto, un passo, un salto. La propriocezione è una facoltà utilissima, perché ci aiuta a percepire meglio il nostro modo di muoversi. Chi pratica sport lo sa, perché ha a che fare con la capacità di controllare i movimenti dei vari gruppi muscolari in rapporto allo spazio, alla direzione e all’equilibrio”.
(Simona Oberhammer)